Qual è la frase d'amore più vera? Quella che esprime al massimo il sentimento?
Tutti sono soliti rispondere grandi cose.
LA TRAMA
Khalvat è un termine persiano che significa "isolamento" o "rifugio" e indica il raccoglimento interiore tipico della tradizione sufi.
Perfetto per una raccolta di poesie che guida il lettore in un intimo viaggio.
La prima parte esplora antichi temi d’amore e spiritualità, lontani dal tempo e dalla materialità. La seconda riflette sul legame amoroso che sfida il tempo, mentre l'ultima parte ci immerge in un mondo liquido, dove il naufrago esplora i confini tra passato, presente e futuro.
IL LIBRO
Titolo: Khalvat
Autore: Lorenzo Foltran
Editore: Graphe.it edizioni
Pagine: 78
Edizione cartacea: 12,00
Edizione digitale: 7,49
Genere: poesia
LA RECENSIONE
Khalvat è un viaggio sensoriale scandito dapprima dal susseguirsi di albe e tramonti, unici segnali del tempo che passa mentre si è sospesi, incantati e sognanti, seguito poi dal furioso ticchettio delle lancette dell'orologio che, avvicinandosi, riporta alla realtà, per giungere al capolinea in una lenta agonia, in trappola sott'acqua, dove l'unico rumore in grado di oltrepassare la superficie è quello dei propri ricordi.
Quando ci si innamora, ci si isola con la persona amata, deliziandosi di quell'intima solitudine, dove il mondo esterno sembra essere un pianeta lontano e ancora sconosciuto.
Un'eternità che si è consapevoli di non possedere, che tuttavia appare all'orizzonte, solo se percorso mano nella mano.
Ogni piccolo gesto acquisisce l'importanza che merita da sempre, giorno dopo giorno, per il semplice fatto di poterlo compiere ancora e ancora, simbolo di rinascita dopo aver vissuto come automi, in cerca del proprio ingranaggio mancante.
Una coreografia improvvisata sulle note di una musica che solo i due ballerini odono...fino a quando le lancette dell'orologio non la sovrastano.
Ombra che non appartiene alla figura amata.
Quando ci si tuffa completamente in qualcosa, per un frangente si ha la sensazione di essere sospesi a metri di altezza, fermi nel tempo, fino a che non si finisce completamente ed inevitabilmente sommersi e l'impatto con l'acqua apre nuovamente ferite in via di guarigione.
Il mare si richiude e ci si ritrova ad affrontare la propria tempesta, quella interiore e non vi è alcun salvatore, al di fuori di se stessi, nonostante quell'ombra lontana in superficie sembrasse un salvagente, da afferrare e tenere stretto.
Una volta compreso il controsenso dell'essere uomo e in quanto tale, solo e fragile, la clessidra torna sottosopra e i ricordi vengono a galla, mischiandosi con ciò che pare appartenere al presente e poi al futuro.
Fino a che è possibile, il respiro viene trattenuto per tenere lo sguardo sull'abisso, nella speranza che faccia meno paura della superficie.
NEL LIBRO
Lorenzo Foltran penetra la mente del lettore, infestandone gli angoli più bui e sedimentari, smuovendo il caos che ci si ostina a tenere a bada, là dove si è convinti non possa fare rumore.
Quando tutto pare ormai essere confinato nell'ombra, ecco che una luce si accende, rivelando parole che si ha necessità di vedere, leggere, pronunciare ad alta voce e fare proprie.
Non importa in quale parte della raccolta poetica si sia effettivamente nello spazio tempo reale, perché prima o poi ci si ritrova a viverle tutte.


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