"NON MI SONO MAI PIACIUTA"
di VALENTINA DALLARI
Bentornati nel fantastico mondo de Lamiavitasonoilibri miei adorati lettori! (:
E' una sfida guardarsi allo specchio e dire "sono felice".
Il riflesso è il nostro peggior nemico, ciò che vediamo non sempre corrisponde a ciò che vorremmo essere o piuttosto a ciò che siamo realmente...
LA COPERTINA
Valentina ha due voci nella testa, un po' come se avesse un angioletto su una spalla e un diavoletto sull'altra ad indicarle il cammino da percorrere.
Ci sono più versioni della stessa Valentina Dallari, nessuna delle quali si è mai piaciuta davvero.
Valentina è l'eccezione e a molti non va giù, proprio come lei non riesce a mandar giù un solo boccone di cibo.
Valentina è l'eccezione e a molti non va giù, proprio come lei non riesce a mandar giù un solo boccone di cibo.
LA TRAMA
«Pesavo 37 chili, mi sono messa a piangere ma ero felice.»
Valentina non si è mai piaciuta.
È timida e ama tanto stare da sola, solo la musica può restare.
L'immaginazione è la sua casa, si distrae in fretta e parla tanto.
Non è felice, o forse sì ma non lo capisce neanche lei.
C'è una voce in testa che non si stacca. Non vuole liberarla. Chissà se la punirà prima o poi.
Valentina è dura ma non lo è. È bella, dicono. Ma lei odia specchiarsi.
Valentina è dura ma non lo è. È bella, dicono. Ma lei odia specchiarsi.
Ascolta tanto e pensa troppo.
Le passa tutto addosso ma non scivola mai. Tiene tutto. E manda giù. Prima o poi passa, dice sempre.
Non dorme, lei ama la luna. Ama il cielo scuro e le stelle. La notte la possiede. Lei è il sole ma è anche la luna.
Le piace perdersi, ma anche ritrovarsi. Perdersi la fa scappare dove niente può ferirla.
Fugge per anni, è la cosa che preferisce fare, volare via. Le piace giocare con il destino, non è sempre attenta.
Fugge per anni, è la cosa che preferisce fare, volare via. Le piace giocare con il destino, non è sempre attenta.
Cuore grande. Però vuole essere più leggera. Valentina odia le sue gambe.
Non vuole mangiare più.
Valentina non vuole sentire più. Valentina non vuole vedere più. Valentina non vuole vivere più. Ha freddo e non ride più. Non ama nessuno. Valentina ha il viso scavato. Vuole essere più leggera. Ce la può fare, dice.
Valentina non riesce a camminare, ma forse è solo stanca. Sarà sicuramente così.
Le gira sempre la testa e dice che parlare è faticoso.
Non ha più amici ma non sembra triste.
Non sembra felice.
Non sembra e basta.
IL LIBRO
Titolo: Non mi sono mai piaciuta
Autrice: Valentina Dallari
Editore: Edizioni Piemme
Pagine: 159
Versione cartacea: 16,90€
Versione digitale: 9,99€
Genere: biografia
Scrittura: lo specchio dell'anima di Valentina, stupenda.
LA RECENSIONE
"Non mi sono mai piaciuta" narra della battaglia di una ragazza che praticamente da sempre si sente un errore e che ha paura di far soffrire gli altri, perché lei al dolore ormai ci è abituata e può sopportarlo, ma gli altri no.
Valentina è venuta al mondo gridando fortissimo, come se quelle stesse urla facessero percepire la sua voglia di liberarsi.
Oltre alle grida, fuori dalla finestra dell'ospedale c'era la neve ed era buio, forse è proprio per questo che a volte tutto si spegne e il nero diventa il suo unico luogo e l'unico colore in una gamma assai vasta di tonalità che non le appartengono.
Estremamente emotiva, Valentina è sollevata di essere una di quelle persone che si scorda tutto quanto, una particolarità avversa per cui prova odio e amore a intervalli irregolari. Spesso le è di aiuto, permettendole di cancellare tutto ciò che l'ha segnata o forse si illude solo che possa essere così, perché in realtà tenta di chiudere faticosamente ogni emozione, ogni sofferenza, ogni pensiero e ogni persona che l'ha ferita dentro un cassetto già straboccante.
Valentina vive a nervi scoperti, niente le scivola addosso ma ogni cosa si incastra perfettamente nelle crepe dell'anima e diviene un ottimo strumento di tortura e forse è per questo che è da sempre così ossessionata dall'ordine, come se l'essere precisa e perfetta le permettesse di avere il pieno controllo dei suoi sentimenti tramite gesti maniacali che le procurano una soddisfazione destinata a svanire in men che non si dica.
Se ci si affeziona è per sempre e, sin da piccola, Valentina ha paura di veder scivolare via le persone perché lei ha bisogno dell'affetto altrui non sapendo come darlo a se stessa.
Bologna e la sua famiglia sono state l'unica realtà per Valentina, forse per troppo tempo.
Sua sorella Alessia è troppo diversa da lei e questa diversità le ha sempre divise, spingendole a percorrere vie opposte e parallele senza punto di incontro.
I suoi genitori, pur essendo due figure ben distinte, ai suoi occhi paiono una sola e imponente ombra di cui nutre paura di essere sgridata, a causa della sua imperfezione e verso la quale prova un enorme disagio che la accompagna da tutta la vita, perché Valentina è la figlia che fa macelli che occorre rimettere a posto il prima possibile, quella che va raddrizzata prima che diventi irrecuperabile e che gode di attenzioni mirate al solo scopo di controllare che tutto sia al posto giusto.
Tutt'oggi sembra non ci sia certezza che siano stati una vera famiglia, se si sia mai creato quel rapporto fatto di legami che si riesce a percepire, proprio come il filo rosso che accomuna le persone destinate ad appartenersi.
Valentina ha un rapporto avverso con la madre, che tenta di proteggerla dal mondo imprigionandola sotto una campana di vetro che a lei sta stretta, figura che interpreta da sempre come la sola cosa giusta che conosce in quanto ciò che dice lei è l'unica ed esclusiva verità. A volte la protegge troppo, altre le permette di sbatterci la testa. Quando era piccola sua mamma si arrabbiava spesso con lei e perciò Valentina sa di essere sbagliata e di deludere le persone, questa frustrazione la accompagna da tutta la vita e non riesce a liberarsene.
Suo padre è un uomo tutto d'un pezzo, le emozioni non sono il suo forte e non ama farsi vedere in difficoltà. E' a ciò che Valentina deve la difficoltà di riuscire a stringere un legame con lui, infatti non parlano quasi mai.
Valentina non si è mai piaciuta, proprio mai e spesso da piccola la madre la sorprendeva a cancellarsi dalle foto con una penna perché lo sfondo era troppo bello per essere rovinato da lei.
Ha sempre avuto una certa attrazione per le cose che le fanno male, per il dolore in una forma effimera e a tratti perversa e un certo fascino per l'autodistruzione.
Valentina è una guerriera che lotta da una vita con Lei, la sua parte buia, che le dice continuamente che non combinerà mai nulla di buono, che è brutta, un mostro, grassa e strana.
Vivere con quest'altra lei ha creato una crepa profonda, che l'ha spaccata in due...Valentina è affascinata dal nero, ma crede nel bianco.
La sua ancora di salvezza è la musica. Lei è nata per fare musica, proprio come le disse una volta Mirko, la sua persona, inseparabili come pane e Nutella.
Il buio e la luce si alternano.
Valentina non si riconosce più, le sue gambe paiono sempre più grosse e si toccano tra di loro riflesse e le trecento calorie assunte giornalmente sono ancora troppe.
Il suo peso deve arrivare a trentacinque chili, solo così sarà felice davanti allo specchio, ma se prima di veder comparire quei due numeri sulla bilancia del lunedì nella Residenza Gruber di Bologna.
Ora è il turno di Valentina, anche lei merita di essere bella come tutte le altre.
E' seduta, di fronte a lei c'è l'altra con i capelli turchesi e gli occhiali, una pistola giace sul tavolo in mezzo a loro. Valentina la osserva e le rivolge un silenzioso grazie, se non si fossero mai incontrate lei non sarebbe chi è oggi.
Valentina ha scelto la vita e ha voluto condividere questa sua decisione con tutto il mondo, così che ognuno di noi diventi consapevole di avere questa scelta.
Chi siamo? Viviamo? Non viviamo. Abbiamo un disperato bisogno di trovarci, di conoscerci e Valentina Dallari ci presenta allo specchio.
NEL LIBRO
Sentivo qualcosa che spingeva per uscire fuori, un brivido troppo forte per rimanere solo dentro di me.
Non sapevo come avrei potuto trasformarlo in qualcosa di concreto. Forse non l'ho ancora capito.
Perché lo sento di nuovo, proprio ora, e allora provo a vomitare qualche parola su un pezzo di carta, magari qualcuno capirà, magari qualcuno mi saprà dire che cosa significa.
LA MIA OPINIONE
Valentina Dallari tra le righe ringrazia se stessa per essersi ritrovata e riesce a inserire questo tacito ringraziamento anche nei pezzi brutti, ognuno ne ha.
La sua penna inizia a scrivere dal principio, affrontando la sua nascita rumorosa proprio come un dj set e le urla eccitate della folla che salta su e giù a ritmo di musica e raccontando di tutte quelle emozioni, delusioni, perdite e di tutti quei pensieri taciuti che l'hanno portata in clinica.
Non ruota tutto attorno all'anoressia o meglio si, ma non lo si percepisce fino a che Valentina non si guarderà allo specchio, in una determinata pagina del libro che però al lettore sfuggirà sempre quale sia perché troppo coinvolto, e capirà di essere ammalata. C'è differenza tra essere malato e essere ammalato, dalla prima non c'è via di scampo e dalla seconda si ha una scelta e Valentina ha optato per la vita.
"Non mi sono mai piaciuta" è un libro stano e nella sua stranezza è geniale.
Non esiste un qualcosa di preciso per cui l'anoressia possa nascere e scatenarsi sul e nel corpo, semplicemente ci si sveglia un giorno e se si avvolge la mano attorno al braccio il pollice e l'indice si incontrano perfettamente.
Valentina Dallari parla della vita in un modo particolare. Quella vita che a volte la fa essere claustrofobica, e per conferire un senso a questa sensazione usa come espediente il rapporto con la madre e il non sentirsi al suo posto a casa e ovunque tranne che tra le note della musica, Quella vita che le fa avere paura del buio divenendo essa una paura totalizzante ma che al tempo stesso la culla quando tutto si spegne.
Per quanto irresoluto a tutto c'è un perché e a volte è proprio quello a fare più paura, in quanto si dà una spiegazione logica e spesso ci si convince che sia meglio non sapere eppure è sapendo che invece ci si libera del timore stesso.
Non so come, ma all'improvviso mi sono ritrovata nel pieno dell'anoressia di Valentina.
Non è il suo disturbo alimentare a turbarmi tanto, mi turba maggiormente quanto lei si sia sentita sola al mondo, perché è esattamente così che si è in certi momenti.
E' strano, ma le pagine continuavano a voltarsi e mi sono sentita sola anche io, per un attimo.
"Non mi sono mai piaciuta" mi è piaciuto (giro macabro di parole, forse).
Non si tratta di quel bello che è bello per tutti, ma di quel bello contorto e masochista che è pur sempre bello.
Valentina si è trovata costretta ad affrontare "questo", ma questo non è solo l'anoressia, questo è il non stare bene con se stessi, non sapere dove ci si trova e cosa si sta facendo, guardarsi allo specchio e non trovarci il proprio riflesso.
Valentina descrive così bene, come io non sarei mai in grado di fare, l'immagine di un mobile con un solo cassetto che arreda la nostra mente.
Quel mobilio l'ho rovesciato fin troppe volte, facendo sfilare il cassetto all'interno e riversando per terra il contenuto e non avrei mai pensato che la penna di una ragazza poco più grande di me riuscisse a parlare di una cosa così intima e per la quale pensavo di essere addirittura pazza.
Ho affrontato questo viaggio interiore con Valentina a tenermi per mano e, mentre lei sfidava la morte, io curavo le mie ferite e la vita ha avuto la meglio su entrambe.
Alcune circostanze portano a capirsi e io e Valentina ci siamo intese alla perfezione.
Ogni cosa ha tre strade: o cresce, o sparisce o rimane invariata.
Valentina le ha percorse tutte e tre.
IL MIO GIUDIZIO
Oltre alle grida, fuori dalla finestra dell'ospedale c'era la neve ed era buio, forse è proprio per questo che a volte tutto si spegne e il nero diventa il suo unico luogo e l'unico colore in una gamma assai vasta di tonalità che non le appartengono.
Estremamente emotiva, Valentina è sollevata di essere una di quelle persone che si scorda tutto quanto, una particolarità avversa per cui prova odio e amore a intervalli irregolari. Spesso le è di aiuto, permettendole di cancellare tutto ciò che l'ha segnata o forse si illude solo che possa essere così, perché in realtà tenta di chiudere faticosamente ogni emozione, ogni sofferenza, ogni pensiero e ogni persona che l'ha ferita dentro un cassetto già straboccante.
Valentina vive a nervi scoperti, niente le scivola addosso ma ogni cosa si incastra perfettamente nelle crepe dell'anima e diviene un ottimo strumento di tortura e forse è per questo che è da sempre così ossessionata dall'ordine, come se l'essere precisa e perfetta le permettesse di avere il pieno controllo dei suoi sentimenti tramite gesti maniacali che le procurano una soddisfazione destinata a svanire in men che non si dica.
Se ci si affeziona è per sempre e, sin da piccola, Valentina ha paura di veder scivolare via le persone perché lei ha bisogno dell'affetto altrui non sapendo come darlo a se stessa.
Bologna e la sua famiglia sono state l'unica realtà per Valentina, forse per troppo tempo.
Sua sorella Alessia è troppo diversa da lei e questa diversità le ha sempre divise, spingendole a percorrere vie opposte e parallele senza punto di incontro.
I suoi genitori, pur essendo due figure ben distinte, ai suoi occhi paiono una sola e imponente ombra di cui nutre paura di essere sgridata, a causa della sua imperfezione e verso la quale prova un enorme disagio che la accompagna da tutta la vita, perché Valentina è la figlia che fa macelli che occorre rimettere a posto il prima possibile, quella che va raddrizzata prima che diventi irrecuperabile e che gode di attenzioni mirate al solo scopo di controllare che tutto sia al posto giusto.
Tutt'oggi sembra non ci sia certezza che siano stati una vera famiglia, se si sia mai creato quel rapporto fatto di legami che si riesce a percepire, proprio come il filo rosso che accomuna le persone destinate ad appartenersi.
Valentina ha un rapporto avverso con la madre, che tenta di proteggerla dal mondo imprigionandola sotto una campana di vetro che a lei sta stretta, figura che interpreta da sempre come la sola cosa giusta che conosce in quanto ciò che dice lei è l'unica ed esclusiva verità. A volte la protegge troppo, altre le permette di sbatterci la testa. Quando era piccola sua mamma si arrabbiava spesso con lei e perciò Valentina sa di essere sbagliata e di deludere le persone, questa frustrazione la accompagna da tutta la vita e non riesce a liberarsene.
Suo padre è un uomo tutto d'un pezzo, le emozioni non sono il suo forte e non ama farsi vedere in difficoltà. E' a ciò che Valentina deve la difficoltà di riuscire a stringere un legame con lui, infatti non parlano quasi mai.
Valentina non si è mai piaciuta, proprio mai e spesso da piccola la madre la sorprendeva a cancellarsi dalle foto con una penna perché lo sfondo era troppo bello per essere rovinato da lei.
Ha sempre avuto una certa attrazione per le cose che le fanno male, per il dolore in una forma effimera e a tratti perversa e un certo fascino per l'autodistruzione.
Valentina è una guerriera che lotta da una vita con Lei, la sua parte buia, che le dice continuamente che non combinerà mai nulla di buono, che è brutta, un mostro, grassa e strana.
Vivere con quest'altra lei ha creato una crepa profonda, che l'ha spaccata in due...Valentina è affascinata dal nero, ma crede nel bianco.
La sua ancora di salvezza è la musica. Lei è nata per fare musica, proprio come le disse una volta Mirko, la sua persona, inseparabili come pane e Nutella.
Il buio e la luce si alternano.
Valentina non si riconosce più, le sue gambe paiono sempre più grosse e si toccano tra di loro riflesse e le trecento calorie assunte giornalmente sono ancora troppe.
Il suo peso deve arrivare a trentacinque chili, solo così sarà felice davanti allo specchio, ma se prima di veder comparire quei due numeri sulla bilancia del lunedì nella Residenza Gruber di Bologna.
Ora è il turno di Valentina, anche lei merita di essere bella come tutte le altre.
E' seduta, di fronte a lei c'è l'altra con i capelli turchesi e gli occhiali, una pistola giace sul tavolo in mezzo a loro. Valentina la osserva e le rivolge un silenzioso grazie, se non si fossero mai incontrate lei non sarebbe chi è oggi.
Valentina ha scelto la vita e ha voluto condividere questa sua decisione con tutto il mondo, così che ognuno di noi diventi consapevole di avere questa scelta.
Chi siamo? Viviamo? Non viviamo. Abbiamo un disperato bisogno di trovarci, di conoscerci e Valentina Dallari ci presenta allo specchio.
NEL LIBRO
Sentivo qualcosa che spingeva per uscire fuori, un brivido troppo forte per rimanere solo dentro di me.
Non sapevo come avrei potuto trasformarlo in qualcosa di concreto. Forse non l'ho ancora capito.
Perché lo sento di nuovo, proprio ora, e allora provo a vomitare qualche parola su un pezzo di carta, magari qualcuno capirà, magari qualcuno mi saprà dire che cosa significa.
LA MIA OPINIONE
Valentina Dallari tra le righe ringrazia se stessa per essersi ritrovata e riesce a inserire questo tacito ringraziamento anche nei pezzi brutti, ognuno ne ha.
La sua penna inizia a scrivere dal principio, affrontando la sua nascita rumorosa proprio come un dj set e le urla eccitate della folla che salta su e giù a ritmo di musica e raccontando di tutte quelle emozioni, delusioni, perdite e di tutti quei pensieri taciuti che l'hanno portata in clinica.
Non ruota tutto attorno all'anoressia o meglio si, ma non lo si percepisce fino a che Valentina non si guarderà allo specchio, in una determinata pagina del libro che però al lettore sfuggirà sempre quale sia perché troppo coinvolto, e capirà di essere ammalata. C'è differenza tra essere malato e essere ammalato, dalla prima non c'è via di scampo e dalla seconda si ha una scelta e Valentina ha optato per la vita.
"Non mi sono mai piaciuta" è un libro stano e nella sua stranezza è geniale.
Non esiste un qualcosa di preciso per cui l'anoressia possa nascere e scatenarsi sul e nel corpo, semplicemente ci si sveglia un giorno e se si avvolge la mano attorno al braccio il pollice e l'indice si incontrano perfettamente.
Valentina Dallari parla della vita in un modo particolare. Quella vita che a volte la fa essere claustrofobica, e per conferire un senso a questa sensazione usa come espediente il rapporto con la madre e il non sentirsi al suo posto a casa e ovunque tranne che tra le note della musica, Quella vita che le fa avere paura del buio divenendo essa una paura totalizzante ma che al tempo stesso la culla quando tutto si spegne.
Per quanto irresoluto a tutto c'è un perché e a volte è proprio quello a fare più paura, in quanto si dà una spiegazione logica e spesso ci si convince che sia meglio non sapere eppure è sapendo che invece ci si libera del timore stesso.
Non so come, ma all'improvviso mi sono ritrovata nel pieno dell'anoressia di Valentina.
Non è il suo disturbo alimentare a turbarmi tanto, mi turba maggiormente quanto lei si sia sentita sola al mondo, perché è esattamente così che si è in certi momenti.
E' strano, ma le pagine continuavano a voltarsi e mi sono sentita sola anche io, per un attimo.
"Non mi sono mai piaciuta" mi è piaciuto (giro macabro di parole, forse).
Non si tratta di quel bello che è bello per tutti, ma di quel bello contorto e masochista che è pur sempre bello.
Valentina si è trovata costretta ad affrontare "questo", ma questo non è solo l'anoressia, questo è il non stare bene con se stessi, non sapere dove ci si trova e cosa si sta facendo, guardarsi allo specchio e non trovarci il proprio riflesso.
Valentina descrive così bene, come io non sarei mai in grado di fare, l'immagine di un mobile con un solo cassetto che arreda la nostra mente.
Quel mobilio l'ho rovesciato fin troppe volte, facendo sfilare il cassetto all'interno e riversando per terra il contenuto e non avrei mai pensato che la penna di una ragazza poco più grande di me riuscisse a parlare di una cosa così intima e per la quale pensavo di essere addirittura pazza.
Ho affrontato questo viaggio interiore con Valentina a tenermi per mano e, mentre lei sfidava la morte, io curavo le mie ferite e la vita ha avuto la meglio su entrambe.
Alcune circostanze portano a capirsi e io e Valentina ci siamo intese alla perfezione.
Ogni cosa ha tre strade: o cresce, o sparisce o rimane invariata.
Valentina le ha percorse tutte e tre.
IL MIO GIUDIZIO
Alla prossima recensione!
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